Chi sono

CHI SONO

Parliamo un po’ di me

marqusart marco gortana chi sono 2

Ciao sono Marqusart, e faccio lo street artist/muralista.

In realtà spesso disegno anche su superfici da interno ma preferisco di gran lunga quelle esterne: il contatto con il muro grezzo, la strada, le condizioni atmosferiche imprevedibili, la gente che passa, osserva ed incuriosita fa domande, insomma, tutto il contesto urbano è cosa mia.

Il primo approccio al disegno è avvenuto alle elementari. In realtà alle materne ero uno dei bambini che disegnava peggio ed i miei genitori non hanno mai capito bene né come né da chi abbia appreso a disegnare. Fatto sta che appena cominciata la prima elementare ero già famoso in classe perché ricopiavo o inventavo continuamente personaggi di Dragonball e Simpson, adattandoli magari ad alcuni miei compagni di classe per renderli caricaturali. Di lì a poco cominciai a disegnare continuamente, su qualsiasi superficie che trovavo, specialmente i banchi di scuola, il mio stesso corpo e tanti ma tanti cartoni della pizza. Oltre a mostrare buone doti artistiche cominciavo ad affezionarmi anche al mondo del fumetto, oltre a quello dei cartoni animati e all’arte in generale.

Una volta iniziate le medie cominciai la mia fase, diciamo, ribelle: non mi bastava più disegnare su un foglio e comprai il primo paio di bombolette spray, una nera ed una bianca. Cominciai, dunque, a sperimentare varie scritte, tag e graffiti semplici e subito mi resi conto che il divertimento e adrenalina che provavo in quelle occasioni era impagabile e non avrei potuto più lasciarlo. Cominciavo così ad abbozzare i primi disegni sui muri più nascosti del mio quartiere o in zona industriale. Di lì a poco scoprì i marker Pilot, quelli grossi a scalpello, strumento che mi caratterizza tutt’ora nella realizzazione delle mie opere. Questo perché mi resi conto che questo strumento mi permetteva di non perdere lo spessore del disegno ed allo stesso tempo di creare soggetti più complessi.

Una volta iscrittomi al liceo artistico di Cordenons ho iniziato a sperimentare l’arte attraverso differenti media: ho imparato a scolpire, modellare, dipingere, disegnare illustrazioni ed anche usare programmi di grafica. Durante questi anni ho un po’ accantonato la street art. Ogni tanto continuavo ad esercitarmi disegnando su pannelli grandi, o sui muri di casa mia o dei miei amici.

Poi cominciata l’Accademia di Brera, invece, ho deciso di reindirizzare nuovamente la mia arte verso il muralismo ed i disegni in grande scala. Probabilmente il fatto di essere sempre stato un grande fan delle Graphic Novel di Pazienza, Moebius e delle illustrazioni psichedeliche di Escher ha fatto sì che il mio stile prima o poi si definisse per essere quasi solamente bianco e nero e molto caricaturale. Questo anche perché negli anni mi sono abituato a disegnare continuamente su ciò che trovavo e spesso l’unica cosa che avevo era una penna ed un foglio stropicciato. Dagli scarabocchi che facevo nei banchi alle illustrazioni che disegnavo tra una lezione e l’altra. Sempre in bianco e nero. Altri riferimenti fondamentali che hanno sicuramente influito con il mio stile di disegno sono stati per me Dalì, Ernst, Bosch, e per quanto riguarda i murales Keith Haring, Blu e Millo. Dopo l’accademia dovevo inventarmi qualcosa.

Ho sempre voluto fare l’artista, infatti ho sempre studiato per questo ma la scelta di intraprendere definitivamente questa carriera e fare murales, nello specifico, l’ho presa dopo aver disegnato un murale come regalo al proprietario della casa dove ho vissuto per 3 anni circa in Spagna, a Granada. Da quel momento non ho avuto piu dubbi. Comiciai allora dipingendo il Tune Lab di via Udine e l’Astro Club di Fontanafredda. Fu però nuovamente a Granada che sperimentai per la prima volta il ritratto della città, in questo caso il quartiere dell’Albayizin. Sicuramente l’aver vissuto li come Barcellona, Berlino, Milano e altre città mi ha ispirato moltissimo.

Ciò che mi ha spinge da sempre verso l’arte è la passione per la creazione stessa. Provo una soddisfazione indescrivibile nel trasformare qualcosa da nulla apparente a opera d’arte. L’emozione che vivo durante la realizzazione è pura adrenalina e divertimento. Allo stesso tempo mi sento calmo e rilassato, insomma è qualcosa che non posso descrivere a parole. Io la chiamo meditazione attiva. Infatti mi sento totalmente fuso col tutto, perso con piacere nel mio mondo, la mente è in silenzio e mi sento attraversato da un’energia non mia che muove le mie mani e crea per me quello che non mi sarei mai immaginato. La seconda ragione non meno importante è che da sempre non mi piace avere a che fare con un’autorità perciò essere capo di me stesso è per me l’unica soluzione possibile per vivere positivamente il lavoro che faccio.

Ciò che probabilmente caratterizza i miei murales è l’uso del bicolore e delle texture, quasi in stile fumetto. Ma quello su cui mi piace concentrarmi di più è la composizione del lavoro. Spesso uso geometrie archetipiche e la riproduzione seriale di uno stesso soggetto (persone, case, facce o simboli) cercando con questo di dare un senso di profondità e frattalità allo spettatore.

Fare murales per me è lavorare e pensare in grande e dunque riportare un tipo di disegno di questo tipo in versione gigante ricrea nello spettatore quella sensazione che vorrei regalare con i miei murales: disorientamento e meraviglia. La mia ambizione per il futuro è quella di continuare a fare murales, ma sempre di più e sempre più grandi!

marqusart marco gortana chi sono 2

Ciao sono Marqusart, e faccio lo street artist/muralista.

In realtà spesso disegno anche su superfici da interno ma preferisco di gran lunga quelle esterne: il contatto con il muro grezzo, la strada, le condizioni atmosferiche imprevedibili, la gente che passa, osserva ed incuriosita fa domande, insomma tutto il contesto urbano è cosa mia.

Il primo approccio al disegno è avvenuto alle elementari. In realtà alle materne ero uno dei bambini che disegnava peggio ed i miei genitori non hanno mai capito bene né come né da chi abbia appreso a disegnare. Fatto sta che appena cominciata la prima elementare ero già famoso in classe perché ricopiavo o inventavo continuamente personaggi di Dragonball e Simpson, adattandoli magari ad alcuni miei compagni di classe per renderli caricaturali. Di lì a poco cominciai a disegnare continuamente, su qualsiasi superficie che trovavo, specialmente i banchi di scuola, il mio stesso corpo e tanti ma tanti cartoni della pizza. Oltre a mostrare buone doti artistiche cominciavo anche ad affezionarmi anche al mondo del fumetto, oltre a quello dei cartoni animati e all’arte in generale.

Una volta iniziate le medie cominciai la mia fase, diciamo, ribelle: non mi bastava più disegnare su un foglio e comprai il primo paio di bombolette spray, una nera ed una bianca. Cominciai, dunque, a sperimentare varie scritte, tag e graffiti semplici e subito mi resi conto che il divertimento e adrenalina che provavo in quelle occasioni era impagabile e non avrei potuto più lasciarlo. Cominciavo così ad abbozzare i primi disegni sui muri più nascosti del mio quartiere o in zona industriale. Di lì a poco scoprì i marker Pilot, quelli grossi a scalpello, strumento che mi caratterizza tutt’ora nella realizzazione delle mie opere. Questo perché mi resi conto che questo strumento mi permetteva di non perdere lo spessore del disegno ed allo stesso tempo di creare soggetti più complessi.

Una volta iscrittomi al liceo artistico di Cordenons ho iniziato a sperimentare l’arte attraverso differenti media: ho imparato a scolpire, modellare, dipingere, disegnare illustrazioni ed anche usare programmi di grafica. Durante questi anni ho un po’ accantonato la street art. Ogni tanto continuavo ad esercitarmi disegnando su pannelli grandi, o sui muri di casa mia o dei miei amici.

Poi cominciata l’Accademia di Brera, invece, ho deciso di reindirizzare nuovamente la mia arte verso il muralismo ed i disegni in grande scala. Probabilmente il fatto di essere sempre stato un grande fan delle Graphic Novel di Pazienza, Moebius e delle illustrazioni psichedeliche di Escher ha fatto sì che il mio stile prima o poi si definisse per essere quasi solamente bianco e nero. Questo anche perché negli anni mi sono abituato a disegnare continuamente su ciò che trovavo e spesso l’unica cosa che avevo era una penna ed un foglio stropicciato. Dagli scarabocchi che facevo nei banchi a le illustrazioni che disegnavo tra una lezione e l’altra. Sempre in bianco e nero. Altri riferimenti fondamentali che hanno sicuramente influito con il mio stile di disegno sono stati per me Dalì, Ernst, Bosch, e per quanto riguarda i murales Keith Haring, Blu e Millo. Dopo l’accademia dovevo inventarmi qualcosa.

Ho sempre voluto fare l’artista, infatti ho sempre studiato per questo ma la scelta di intraprendere definitivamente questa carriera e fare murales, nello specifico, l’ho presa dopo aver disegnato un murale come regalo al proprietario della casa dove ho vissuto per 3 anni circa in Spagna, a Granada. Da quel momento non ho avuto piu dubbi. Comiciai allora dipingendo il Tune Lab di via Udine e l’Astro Club di Fontanafredda. Fu però nuovamente a Granada che sperimentai per la prima volta il ritratto della città, in questo caso il quartiere dell’Albayizin. Sicuramente l’aver vissuto li come Barcellona, Berlino, Milano e altre città mi ha ispirato moltissimo.

Ciò che mi ha spinge da sempre verso l’arte è la passione per la creazione stessa. Provo una soddisfazione indescrivibile nel trasformare qualcosa da nulla apparente a opera d’arte. L’emozione che vivo durante la realizzazione è pura adrenalina e divertimento. Allo stesso tempo mi sento calmo e rilassato, insomma è qualcosa che non posso descrivere a parole. Io la chiamo meditazione attiva. Infatti mi sento totalmente fuso col tutto, perso con piacere nel mio mondo, la mente è in silenzio e mi sento attraversato da un’energia non mia che muove le mie mani e crea per me quello che non mi sarei mai immaginato. La seconda ragione non meno importante è che da sempre non mi piace avere a che fare con un’autorità perciò essere capo di me stesso è per me l’unica soluzione possibile per vivere positivamente il lavoro che faccio.

Ciò che probabilmente caratterizza i miei murales è l’uso del bicolore e delle texture, quasi in stile fumetto. Ma quello su cui mi piace concentrarmi di più è la composizione del lavoro. Spesso uso geometrie archetipiche e la riproduzione seriale di uno stesso soggetto (persone, case, facce o simboli) cercando con questo di dare un senso di profondità e frattalità allo spettatore.

Fare murales per me è lavorare e pensare in grande e dunque riportare un tipo di disegno di questo tipo in versione gigante ricrea nello spettatore quella sensazione che vorrei regalare con i miei murales: disorientamento e meraviglia. La mia ambizione per il futuro è quella di continuare a fare murales, ma sempre di più e sempre più grandi!